Percorsi Religiosi

Giu12

Monte Saraceno è uno sperone che si protende sul mare ed è formato da tre colline con altezza variante dai 230 ai 260 metri. Un’altezza certamente non rilevante, ma il secco divario aritmetico, tra pianura mare e roccia, ne accentua il senso del vuoto. E’ a 5 km dall’attuale centro abitato di Mattinata, verso Manfredonia.

Per raggiungerlo bisogna risalire la S.S. 89 fino alla diramazione di Sellino Cavola, posto panoramico di straordinario effetto. Poi, lasciata l’auto, si percorre, per circa 1 km, una stradina incassata tra la roccia ed i pini marittimi, avendo come costante la veduta del paese con gli uliveti della pianura, la baia ed il sovrastante profilo di Monte Sacro. Il sentiero percorre in cresta l’intero sperone roccioso di Monte Saraceno.

Sin dalle remote origini, la storia di Mattinata, o della vecchia Matino, coincide con quella del vicino Monte Saraceno. Gli antichi abitatori del territorio furono i Matini: tribù della civiltà euroasiatica dei Dauni, sbarcati nel promontorio garganico dalla vicina Illiria intorno all’ VIII-VII secolo a.C., anche se l’intera area fu popolata fin dal VI-V secolo a.C., come attestano gli insediamenti neolitici e paleolitici rinvenuti. Attratti dalla felice posizione della rada coronata da un sistema collinare degradante a ferro di cavallo, i Matini s’insediarono nella piana e su uno sperone roccioso che chiamarono Monte Matino, l’attuale Monte Saraceno, così denominato in seguito all’arroccamento dei Saraceni, avvenuto intorno all’anno mille.

La necropoli-santuario di Monte Saraceno, circondata dall’antichissima Matino, conserva le più mirabili testimonianze dei Dauni. Una civiltà pacifica, dedita all’agricoltura, alla caccia ed alla pesca: chiusa nell’intimo tribale fino all’autoestinzione. Poco al di sopra della strada, tra il rosmarino e la macchia, appena sferzate dal tempo, s’intravedono, in serie pressocchè continua, le prime delle oltre 500 tombe della necropoli.
Esse sono incavate nella roccia calcarea a forma di utero o borsa.

Infatti, ospitavano la salma rannicchiata, secondo i riti delle zone di origine euroasiatiche. In cima si mostrano scoperte, come delle cavità, ma erano comunque presenziate da segnacoli in pietra: teste, steli, scudi o falli. Nelle tombe, sparse su gran parte del Monte, sono stati rinvenuti casi dauni e predauni, fibule illiriche, fogliate e ad aree, manufatti di ambra e vaghi di pasta vitrea. Le abitazioni di questa che fu l’antichissima Matino, circondavano la Necropoli ed erano costituite, probabilmente, da capanne di frasche e pelli a forma circolare o a ferro di cavallo sorrette da un palo centrale. All’estremità del Monte, s’intravede la millenaria via sacra dei Dauni che collega con il sottostante mare.

Mag27

La chiesa di Padre Pio, anche conosciuta come santuario di san Pio, è un luogo di culto religioso cattolico di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nel territorio dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

Fu commissionata dall’ordine dei frati minori cappuccini della provincia di Foggia, venne progettata dall’architetto italiano Renzo Piano e costruita dall’impresa Pasquale Ciuffreda di Foggia. L’opera è stata quasi completamente finanziata dalle offerte dei pellegrini[1].

L’interno misura 6000 ed è in grado di contenere 7000 persone, risultando una delle chiese con la maggior superficie in Italia.

Per l’innalzamento della struttura si è resa necessaria la fondazione di un consorzio che riuniva al suo interno le aziende impegnate nella costruzione: il consorzio “Fabbrica della chiesa”.

La chiesa è stata inaugurata dinanzi a oltre trentamila persone il 1º luglio 2004, consacrata da mons. Domenico Umberto D’Ambrosio con la dedicazione a san Pio da Pietrelcina, dopo circa dieci anni di lavori.

La costruzione ha raccolto critiche, in quanto realizzata con stile contemporaneo e diversa dalle forme più canoniche di chiesa nell’immaginario collettivo (pianta a croce, o rettangolare, divisione in navate, decorazione interna).[2]

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Padre_Pio

Mag20

Sette tonnellate di filo di ferro che si sviluppano lungo quattordici metri di altezza. Questo lo straordinario lavoro ad opera di Edoardo Tresoldi, che ha ridato vita all’ex Basilica di Santa Maria di Siponto di epoca paleocristiana attraverso una ricostruzione in rete metallica, la più grande al mondo, per i quali è stato necessario un investimento di 900mila euro (3,5 milioni di euro se sommati al costo per la valorizzazione dell’intero parco archeologico). Il giovane artista milanese in tre mesi di lavoro è riuscito a ricostruire gli ambienti con impressionante realismo grazie alla rete metallica leggera e trasparente, elemento primario delle sue sculture. Per farlo si è avvalso dell’aiuto di un giovane team di creativi under 30 e di una trentina tra architetti, ingegneri, operai ed archeologi.

Il 28enne artista ha ricostruito, a ridosso della chiesa medievale esistente, in scala reale i volumi della basilica paleocristiana della quale resistono parte del mosaico e del perimetro originario risalente al IV secolo dopo Cristo e oggetto, peraltro, nel corso del tempo di diverse sovrapposizioni fino all’età medievale, quando il cuore dell’insediamento di Siponto ha cessato di battere.

La mirabile opera è stata l’elemento di spicco dell’inaugurazione del parco archeologico di Santa Maria di Siponto, avvenuta ieri pomeriggio (parco realizzato dal Mibact e dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia). Un’opera innovativa che, si spera, attiri l’interesse di cittadini e turisti.

_http://www.foggiareporter.it/eventi/basilica-siponto-tresoldi

Mag20

A circa 8 km da Monte Sant’Angelo, su di un balzo che domina la sottostante pianura e il Golfo di Manfredonia, si trova un luogo di spiritualità unico in tutto il Gargano, eletto “Luogo del FAI 2010”: l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano. Qui nel 1129 svolse la sua attività San Giovanni da Matera, che fondò la Congregazione degli Eremiti Pulsanesi. Nei dintorni, e specialmente nel Vallone dei romitori, i monaci costruirono molte piccole abitazioni abbarbicate sulle aspre pareti della montagna dove trascorrevano lunghi periodi di solitudine assoluta nella preghiera e nella contemplazione. La comunità aveva assunto la Regola di San Benedetto ma si dedicava anche a un’attiva vita apostolica tra i contadini e soprattutto tra i pellegrini provenienti dalla Grotta di San Michele e diretti al santuario di San Leonardo a Siponto. Ben presto si diffuse la fama di questa comunità e il luogo, per la sua suggestività divenne meta di numerosi pellegrinaggi. Il quadro originale della Madonna di Pulsano, purtroppo, è stato rubato nel 1966, così come è stata trafugata buona parte dell’arredo sacro e numerosi elementi scultorei ed architettonici del complesso abbaziale che è sicuramente una delle più importanti espressioni del romanico pugliese. Il dipinto, secondo alcuni studiosi, apparterrebbe alla scuola cosiddetta dei Ritardatari, fiorente in Puglia e Basilicata tra XII e XIII secolo. L’immagine riecheggia le icone bizantine con il volto scuro della Madonna leggermente inclinato, il capo coperto e l’aureola dorata; il bambino è rivolto verso chi osserva e, nel complesso, l’effigie richiama la Madonna di Siponto e la Madonna di Ripalta.

_http://www.gargano.it/cosa-fare/itinerari/itinerari-religiosi/

Mag20

Il culto di San Michele è il primo affermatosi nel promontorio del Gargano e che lo ha reso famoso nel mondo. La sua diffusione è dovuta alle apparizioni dell’arcangelo in una grotta, dove poi sarebbe sorto il santuario, intorno al V-VI secolo d.C.; da lì durante il medioevo il culto di San Michele si diffuse in tutta Europa. La Sacra Grotta, insieme al Sepolcro di Gesù a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e al santuario di San Giacomo di Compostela in Spagna, divenne uno dei quattro grandi santuari della Cristianità. In questi luogo si sono recati in pellegrinaggio numerosi papi, santi, regnanti e semplici fedeli. Oggi il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo si presenta sempre come una delle capitali spirituali di tutta l’Italia Meridionale, vero crocevia dello spirito, dove le strade di molti popoli confluiscono favorendo scambi e unificando i cuori in un continuo storico con le esperienze spirituali di popoli che da oltre quindici secoli, ininterrottamente, continuano a varcare la soglia della misteriosa caverna.